Quando lo psicologo non cura un disagio ma aiuta a valorizzare le proprie aree di forza.
Per molti anni la ricerca psicologica e il lavoro stesso degli psicologi si sono concentrati prevalentemente sulle aree riguardanti il disagio psicologico, la psicopatologia e i traumi che gli individui hanno affrontato nella loro vita e che possono aver causato problematiche di maggiore o minore gravità.
Tutto questo fa parte del lavoro dello psicologo ma non è l'unico ambito di cui si occupa: una prospettiva relativamente nuova è quella che non si focalizza più solo sulla malattia o sul disagio, ma che volge lo sguardo alla salvaguardia del benessere.
Cosa significa? In cosa questo approccio è diverso?
Il problema che molto spesso riscontriamo è che ancora oggi permane l'idea che rivolgersi a uno psicologo sia necessario solo quando stiamo veramente male, quando abbiamo un problema concreto per cui solo un professionista può fornirci una soluzione.
Questo fa sì che a volte, come professionisti, ci troviamo di fronte persone che hanno sopportato a lungo stati di disagio cercando di risolverli da soli e che per questo motivo si trovano attualmente privi di forze, stanchi e abbattuti di fronte alla necessità di chiedere aiuto, che vivono come un fallimento, come se fosse un segno di debolezza non essere riusciti a trovare una soluzione in autonomia.
E se invece ci fermassimo un passo prima?
Innanzitutto chiedere un aiuto professionale quando ci rendiamo conto di avere un problema o una difficoltà non è affatto un segno di debolezza, ma al contrario una dimostrazione di forza e consapevolezza perché scegliere di parlare di cose private e spesso molto delicate con qualcuno che non conosciamo, per quanto ci ascolti in veste professionale, non è semplice ed è senza dubbio un atto di coraggio e di fiducia.
Ma prima ancora di questo, molti disagi che ci portiamo dentro da tempo si sarebbero potuti evitare o risolvere più semplicemente se ci avessero detto che era possibile fare prevenzione.
In cosa consiste questa prevenzione?
Significa "orientarsi verso la valorizzazione degli human strenghts, le aree di forza che ciascuno possiede"1, cioè concentrarsi sulle risorse psicologiche che ognuno di noi ha e che ci defferenziano l'uno dall'altro, imparare a conoscere le proprie e a utilizzarle al meglio, in modo tale da saper affrontare le difficoltà quotidiane potenzialmente stressanti in modo ottimale.
Significa intraprendere un percorso psicologico per individuare e accrescere i nostri punti di forza, in modo tale da mantenere il nostro equilibrio e riuscire a ristabilirlo prontamente nel caso in cui nella nostra vita incontriamo degli ostacoli che possono farlo vacillare.
Non a caso l'Organizzazione Mondiale della Sanità, nel definire il concetto di "salute", sottolinea come essa non debba essere concepita come uno stato di "assenza di malattia", bensì come una valorizzazione dello "stato di benessere fisico, mentale e sociale"2.
E cosa vuol dire concretamente sviluppare le proprie potenzialità per sentirsi bene con se stessi e con gli altri, per essere soddisfatti della propria vita e prevenire eventuali disagi?
Può significare potenziare la propria autostima, approfondire la conoscenza delle nostre emozioni e del modo in cui le gestiamo, o ancora migliorare la comunicazione all'interno del proprio rapporto di coppia o in famiglia, analizzare il nostro funzionamento all'interno delle relazioni in base alle nostre esperienze passate e così via. Questo tipo di percorsi può avere molteplici obiettivi, tutto dipende dalla persona specifica e dai suoi bisogni, dal momento di vita che sta attraversando, dalla sua storia personale e da cosa sente il bisogno di approfondire o migliorare per vivere al meglio la propria vita ed esserne soddisfatta.
- Castiello D'Antonio, 2016, p.62
- Castiello D'Antonio, 2016, p.63